BurnOut lavorativo. Quando il lavoro ti logora
BurnOut. BurnOut. BurnOut. BurnOut. BurnOut. BurnOut. BurnOut.
Il lavoro è un aspetto estremamente importante per il benessere soggettivo. È uno dei capitoli del “libro della vita” strutturato nell’inizio, nella sua evoluzione e nella fine. È un contenitore di emozioni che cambiano. Pensiamo alle emozioni e sensazioni provate i primi giorni di lavoro. E oggi? L’attività lavorativa è caratterizzata da cambiamenti che possono comportare periodi di benessere contrapposti a periodi di malessere. Di norma, il malessere provato scompare nel momento in cui avviene un cambiamento e la persona ritorna quindi a vivere una quotidianità adeguata e ristabilita secondo i propri bisogni. Ci sono casi però, in cui vi è un lento e progressivo declino del rapporto “persona-lavoro” che sfocia in una grave sofferenza psicologica e fisica del lavoratore, si riflette notevolmente sulla vita quotidiana e, se non avvengono cambiamenti, termina nell’allontanamento della persona dal lavoro.
Il BurnOut è stato definito come una condizione di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale causata da molti fattori (Maslach C 2001). Le persone che hanno sofferto di questo disturbo lo descrivono come una graduale e costante perdita di energia che non viene mai reintegrata tanto che la persona, ad un certo punto, se ne trova sprovvista. Il lavoratore si sente svuotato e privo di risorse. Secondo gli studi presenti in letteratura, il BurnOut colpisce le professioni caratterizzate da un contatto continuo con l’utenza, la quale richiede soluzione a problemi, i quali comportano un carico relazionale, assistenziale ed emotivo di elevata portata. Le principali categorie “a rischio” studiate sono gli insegnanti, gli infermieri, i medici, le forze dell’ordine e gli avvocati (Maslasch C, Leiter PL 2000).
Abbiamo detto che il BurnOut è un processo lento e costante, che conduce ad una condizione di esaurimento emotivo e frattura della relazione lavoratore-lavoro. Come si sviluppa? Secondo alcuni ricercatori, secondo fasi ben definite. Queste sono (Edelwich, Brodsky 1980):
- Fase preparatoria: in questa fase il lavoratore inizia la propria attività con entusiasmo ed aspettative elevate. Chiede molto a sé stesso ed ha speranze di crescita personale. In alcuni casi antepone i bisogni altrui ai propri. È il momento in cui è impegnato completamente nella sua attività lavorativa.
- Fase di stagnazione: in questo periodo, diminuiscono le aspettative, l’interesse e la motivazione in quanto la persona inizia a capire il divario fra gli ideali e la realtà lavorativa.
- Fase della frustrazione: in questa fase emerge un senso soggettivo di insoddisfazione contrapposto all’idea di essere oberato di lavoro e/o sfruttato. Il lavoratore è cosciente che quanto ha svolto fin’ora non è riconosciuto e decade sempre più la motivazione conducendo a periodi di allontanamento volontario dal lavoro, scarsa professionalità, svogliatezza nelle mansioni.
- Fase dell’apatia: in questa fase decade completamente l’interesse e la motivazione per il lavoro. Spesso, la persona, avverte sentimenti tali da non poter più affrontare l’attività lavorativa ormai vista come unica fonte del proprio disagio personale.
Gli studi attualmente presenti in letteratura hanno evidenziato molte cause che possono contribuire allo sviluppo del BurnOut. In questa sede non è possibile analizzarle tutte ma possiamo però sintetizzarle in caratteristiche “legate alla persona” e “legate all’attività lavorativa”. Alcune delle caratteristiche “legate alla persona” sono l’età anagrafica (i giovani lavoratori sono maggiormente a rischio), l’anzianità lavorativa, il sesso femminile, la mancanza di un partner stabile, la difficoltà a lavorare in equipe, la difficoltà nel porre limiti fra vita personale e lavorativa, l’eccessiva dedizione al lavoro, avere valori personali contrastanti con aspetti dell’attività lavorativa, essere remissivi, ansiosi, esigenti, sentirsi indispensabili, avere una vita extra-lavorativa poco stimolante.
Per quanto riguarda i fattori “legati all’attività lavorativa”, troviamo una sintesi degli stessi nella tabella seguente:
Rapporto conflittuale con l’utenza | Condizioni negative organizzative |
Contatto costante con l’utenza e con le conseguenti richieste, necessità ed esigenze | Cambiamenti organizzativi |
Turnazione Lavorativa | Mancanza di controllo |
Risoluzione dei problemi dell’utenza | Gratificazioni insufficienti e/o scarsa remunerazione |
Sovraccarico di lavoro | Assenza di equità |
Monotonia dell’attività lavorativa | Ambiguità di ruolo e/o conflitti di ruolo |
Incremento della domanda | Mancanza di crescita lavorativa |
Sfiducia e/o mancanza di rispetto da parte degli utenti | Responsabilità sproporzionate al ruolo o all’autonomia decisionale |
Lavoro a forte contenuto emotivo | Subordinazione alle decisioni |
Difficoltà di comunicazione e relazionali con colleghi o superiori | Leadership autoritaria |
Abbiamo quindi elencato i fattori predisponenti lo sviluppo del BurnOut. Non vuol dire però che tutte le persone che vivono un contesto lavorativo del genere svilupperanno il BurnOut. Il BurnOut nasce e cresce nel rapporto tra la personalità del lavoratore ed il tipo di lavoro. Ecco i sintomi
Attualmente il disturbo da BurnOut non è definito secondo criteri diagnostici riconosciuti e da tutti condivisi. Alcuni ricercatori sostengono infatti che non abbia caratteristiche tali da essere definito come un disturbo a sé ma sia un fattore scatenante o aggravante un disturbo preesistente (Bianchi R et al. 2015). La diagnosi ed il trattamento saranno quindi basati sui sintomi che la persona manifesta. Di norma, tali sintomi, sono riconducibili ad un disturbo d’ansia o dell’umore. Le persone che soffrono di BurnOut possono quindi presentare (Honkonen T et al. 2006, Melamed S et al. 2006):
- Sintomi aspecifici: stanchezza e spossatezza, affaticamento dopo il lavoro, apatia, nervosismo, irrequietezza, algie diffuse, inappetenza
- Sintomi somatici: insorgenza o aggravamento di cefalea, disturbi del sonno, disturbi cardiovascolari, disturbi sessuali, disfunzioni gastrointestinali, disturbi dermatologici, allergie e asma
- Sintomi psicologici: rabbia, aggressività, irritabilità, risentimento, negativismo, indifferenza, isolamento, cinismo, sospettosità, deflessione dell’umore, senso di colpa, diminuzione del senso di autostima, sensazione di fallimento, difficoltà relazionali (sia lavorativa che extralavorative), insofferenza e tendenza a criticare gli utenti e i colleghi
I sintomi si possono inoltre associare a condotte di “autocura” come abuso di farmaci, abuso di alcool e uso di sostanze stupefacenti.
Gli studi sul trattamento del Burn-Out sono ancora insufficienti per poter parlare di un modello di trattamento condiviso e scientificamente riconosciuto. Di norma si lavora sul disturbo sviluppato dalla persona sia esso legato all’umore, come la depressione, o alla sfera dei disturbi d’ansia (es. disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da panico, ecc.). Inoltre, essendo il BurnOut in molti casi un evento traumatico, lo si può anche trattare come tale ed impiegare tecniche per l’elaborazione del trauma.
In alcuni casi, è inoltre necessario affrontare eventuali disturbi secondari siano essi di ordine medico (es. disturbi neurologici, dermatologici, ecc.) e/o psicologico (es. dipendenza da alcol, droghe, gioco, ecc.).
Infine, essendo il BurnOut un disturbo grave, potrebbe essere necessario il coinvolgimento del medico di riferimento per l’assunzione di una terapia psico-farmacologica.
Bianchi R, Schonfeld IS, Laurent E. Is it Time to Consider the “Burnout Syndrome” A Distinct Illness?. Front Public Health. 8;3:158 (2015).
Edelwich J, Brodsky A. Burn-out: Stages of disillusionment in the helping professions. Human Sciences Press (1980).
Honkonen T, Ahola K, Pertovaara M, Isometsä E, Kalimo R, Nykyri E, Aromaa A, Lönnqvist J. The association between burnout and physical illness in the general population–results from the Finnish Health 2000 Study. J Psychosom Res. 61(1):59-66 (2006).
Maslach C, Schaufeli WB, Leiter MP. Job burnout. Annu Rev Psychol. 52:397–422 (2001).
Maslach C, Leiter PL. Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro. Ed. Erikson (2000).
Melamed S, Shirom A, Toker S, Berliner S, Shapira I. Burnout and risk of cardiovascular disease: evidence, possible causal paths, and promising research directions. Psychol Bull. 132(3):327-53 (2006).
Dott.ssa Elisa Negro
Psicologo – Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Dottore di Ricerca in Neuroscienze Cliniche
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!