Ansia: i sintomi fisici

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1. Introduzione
2. La risposta di attivazione dell’organismo: “fight or flight response”
3. Il cervello comanda e il corpo risponde: il Ruolo del Sistema Nervoso
4. Il Sistema Nervoso Autonomo
5. L’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene
6. L’ansia è reale

Bibliografia e Sitografia

1. Introduzione
Come possono lo stress e l’ansia dare esito a manifestazioni fisiche al punto di presentarsi come veri e propri sintomi quali tremore, tensione muscolare, tachicardia, affanno respiratorio, insonnia o senso di costrizione al torace? Spesso le persone che soffrono di disturbi d’ansia non riescono a capire come possa, uno stato d’animo, essere la causa di sensazioni o manifestazioni somatiche così gravi. Benché le visite specialistiche e gli esami effettuati abbiano dato una risposta negativa, la persona è ancora in difficoltà a comprendere che la causa sia “solo un disturbo d’ansia”. Ecco perché nasce l’esigenza di scrivere un articolo, con l’intervento di un medico, il quale spiegherà i meccanismi fisiologici che generano i sintomi provocati dai disturbi ansiosi.

2. La risposta di attivazione dell’organismo: “fight or flight response”
Come è già stato descritto nell’articolo relativo i disturbi d’ansia, l’ansia è una risposta psico-fisica necessaria per l’adattamento e l’azione nel quotidiano (per approfondimenti clicca qui). Quando il nostro organismo avverte una potenziale emergenza, minaccia o pericolo viene attivato un articolato meccanismo denominato “attacco o fuga” (fight or flight response), in grado di predisporre l’organismo ad una pronta reazione di vigilanza, fuga o azione a seconda dello stimolo scatenante e della circostanza in cui si trova (Bottaccioli F., 2005). Per quanto riguarda i disturbi d’ansia, alcuni esempi potrebbero essere il timore di arrivare tardi ad un appuntamento, non aver studiato a sufficienza, uno stimolo fobico, il non aver chiuso la porta di casa, fare una brutta figura, svenire in pubblico, percepire l’aumento della frequenza cardiaca e molti altri. L’evento percepito può essere quindi di natura emozionale, ambientale, sensoriale (come nel caso di un rumore molto forte), metabolica (quando si avverte un “calo di pressione”) o ancora di tipo viscerale (come accade nel caso di un dolore intenso).
L’intento nelle prossime righe è quindi di offrire una panoramica sui meccanismi biologici che regolano il funzionamento dei sintomi dell’ansia, ponendo l’attenzione sulla centralità rivestita dal Sistema Nervoso Centrale e delle manifestazioni fisiche conseguenti alla sua attivazione. La comprensione di questi processi aiuterà a ricondurre il termine “ansia” ad un aspetto organico strettamente legato alla biologia umana.

3. Il cervello comanda e il corpo risponde: il Ruolo del Sistema Nervoso
Il meccanismo dell’ansia coinvolge numerosi elementi del Sistema Nervoso Centrale, connessi a loro volta con il resto dell’organismo. Quando uno stimolo viene rilevato, viaggia dalla periferia del corpo verso il Sistema Nervoso Centrale ed una volta elaborato, il cervello fornisce una rapida risposta che può comandare l’esecuzione di un movimento volontario o involontario, variare la dilatazione dei vasi sanguigni (vasodilatazione o vasocostrizione), secernere determinate sostanze di natura ormonale o dare esito a tutte quelle manifestazioni tipiche della paura quali sudorazione, dilatazione delle pupille (midriasi), arrossamento cutaneo a livello del volto, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
Indipendentemente dal tipo di stimolo innescante, sia esso un suono improvviso, un dolore acuto, la vista di qualcosa che crea paura, un evento ambientale o un’emozione molto forte, i meccanismi attraverso cui il sistema dell’ansia agisce sono sempre gli stessi (Conti F., 2010):

  • L’attivazione del Sistema Nervoso Autonomo mediante il circuito simpatico-midollare;
  • L’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA)

4. Il Sistema Nervoso Autonomo

Il Sistema Nervoso Autonomo comprende l’insieme di cellule e fibre che innervano gli organi interni e le ghiandole, svolgendo funzioni al fuori del controllo volontario come le variazioni della temperatura, la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, la regolazione endocrina. Queste variazioni dell’organismo sono associate a stati emozionali come l’ansia, la paura, la rabbia, ecc (Conti F., 2010).
Il Sistema Nervoso Autonomo si suddivide in due componenti con funzioni antagoniste: il “simpatico/ortosimpatico” ed il “parasimpatico”. Mentre il simpatico ha una funzione attivante sull’organismo, predisponendo il corpo ad una reazione attiva (ad esempio il cuore batte più velocemente, il sangue defluisce per poter meglio irrorare i muscoli, le pupille si dilatano per ricevere una maggior quantità di luce, le vie aree nei polmoni si espandono in previsione di un maggior afflusso di ossigeno), il parasimpatico svolge una funzione contraria, di riposo, che riporta il corpo ad uno stato di quiete ad esempio il battito cardiaco rallenta e le vie respiratorie si restringono (Purves D., 2013).
La figura seguente mostra il funzionamento del Sistema Nervoso Autonomo:

Il segnale di inizio del “combatti o scappa” trae origine da stimoli potenzialmente pericolosi che, processati a livello di un’area cerebrale chiamata amigdala, scatenano l’emozione della paura. Questo segnale, ancor prima di divenire cosciente, giunge tramite vie nervose ai nuclei dell’ipotalamo detti parvocellulari e connessi ad un altro nucleo denominato Locus Coeruleus. In quest’ultimo trovano sede numerosi neuroni che rilasciano noradrenalina, un neurotrasmettitore che permette attraverso il Sistema Nervoso Simpatico di attivare un segnale che giunge sino alla porzione centrale (midollare) del surrene. Ed è a livello del surrene che vi è la liberazione in grandi quantità di sostanze eccitanti dette catecolamine, quali l’adrenalina o epinefrina e la noradrenalina o noreprinefrina (Samuel E.R., 2008). Le catecolamine agiscono direttamente sul sistema nervoso simpatico, con la funzione di attivarne e stimolarne le funzioni, permettendo l’innescarsi di tutte quelle reazioni tipiche di quando si prova paura o una forte emozione (Conti F., 2010):

Cosa Succede?

  • Aumenta il battito cardiaco: per accrescere l’afflusso di sangue ai muscoli.
  • Aumenta la frequenza respiratoria: per  soddisfare il fabbisogno di ossigeno.
  • Le pupille si dilatano tramite un meccanismo detto midriasi: per aumentare le capacità percettive visive.
  • Avviene la vasocostrizione (maggiore afflusso di sangue ai muscoli): per avere maggiori risorse energetiche a disposizione per supportare la risposta di fuga o di attacco.
  • Avviene la contrazione muscolare che può portare a tremore: il muscolo è in un forte stato di contrazione (sia per iperstimolazione nervosa che per le maggiori risorse energetiche a disposizione), che gli conferisce una maggiore resistenza e  permette una rapida  risposta di attacco o fuga.
  • I riflessi ed i sensi si acutizzano: per aumentare le capacità percettive.
  • Aumenta la sudorazione: è un meccanismo di termoregolazione. La temperatura corporea aumenta in seguito all’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, alla vasocostrizione, alla liberazione di risorse energetiche e alla contrazione muscolare mentre la sudorazione permette di raffreddare il corpo attraverso la dispersione di calore cutanea.
  • Diminuisce la salivazione, la peristalsi intestinale, gli enzimi digestivi: è il risultato della prevalenza dell’attività del simpatico sul parasimpatico e quindi del reindirizzarsi del flusso  sanguigno verso cuore, muscoli e cervello, a scapito della circolazione enterica. Vengono inibite le attività in quel momento “secondarie” (quindi digestione e secrezioni delle ghiandole esocrine), favorendo tutto ciò di strettamente connesso alla reazione di attacco o fuga.
  • Vi è mobilitazione delle risorse energetiche del corpo: per  sostenere uno sforzo notevole e prolungato.
  • Compaiono i brividi: sono un meccanismo di risposta ad un repentino cambio della temperatura, sia quando il corpo si prepara alla reazione di lotta o fuga (quindi al passaggio del flusso ematico a muscoli  e cuore con iniziale abbassamento della temperatura della cute), sia in seguito alla sudorazione (la temperatura cutanea tornata a rialzarsi si abbassa a contatto con il sudore).
  • Avvengono sbalzi di temperatura: anche in questo caso sono dovuti all’alternarsi di momenti in cui si ha un rapido aumento della temperatura corporea dovuta a vasocostrizione, aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, a momenti in cui invece si ha un rapido abbassamento della temperatura dovuto alla sudorazione. Tanto più profusa tanto più si avvertiranno gli sbalzi e i brividi.

Tutta questa serie di meccanismi complessi permette all’organismo di attivarsi, aumentando la velocità di elaborazione delle informazioni sensitive e motorie, incrementando la capacità di attenzione, di vigilanza e le prestazioni fisiche.
Una volta che l’evento scatenante è terminato e l’organismo non si trova più in una condizione di pericolo, viene “spento” il sistema nervoso simpatico e attivato quello parasimpatico che ha un effetto antagonista. Quest’ultimo infatti permette di smontare il meccanismo del “combatti o fuggi” e riportare l’organismo in uno stato di riposo. La muscolatura quindi si rilassa, la frequenza respiratoria e quella cardiaca diminuiscono tornando a livelli fisiologici e così via.

5. L’Asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene
Questo meccanismo di risposta viene attivato a seguito del circuito di attivazione del simpatico, ed ha la funzione di supportare e mantenere attiva la risposta dello stress.
Questa seconda via parte dai nuclei paraventricolari dell’ipotalamo, che hanno la funzione di rilasciare due importanti sostanze chiamate vasopressina (AVP) e ormone rilasciante corticotropina (CRH). Queste due sostanze giungono a livello dell’ipofisi, una piccola ghiandola posta alla base del cranio, che congiunge il sistema nervoso centrale al sistema endocrino promuovendo il rilascio dell’ormone adrenocorticotropo (ACHT). Mediante il circolo sanguigno l’ormone corticotropo raggiunge la parte più esterna dei surreni, detta zona corticale, andando a stimolare il cortisolo, conosciuto più comunemente come l’ormone dello stress (Bottaccioli F., 2005; Tsigos C., 2016). È difatti questo ormone a permettere l’instaurarsi dei meccanismi che mobiliato il glucosio dai tessuti per metterlo a disposizione dei muscoli e mantenere attivo il meccanismo del “combatti o fuggi” tramite circuiti che stimolano a loro volta l’ipotalamo e l’ipofisi (Tsigos C., 2016).
Il cortisolo, se rilasciato ad alti livelli per un lungo periodo rappresenta il principale responsabile degli effetti negativi dello stress.

6. L’ansia è reale
Giunti alla conclusione di questa panoramica sui sintomi dei disturbi d’ansia risulta chiaro che questo meccanismo ha un significato ben lontano dall’idea che mente e corpo siano entità slegate tra di loro. I disturbi d’ansia, attraverso le loro manifestazioni somatiche, meritano la stessa attenzione che si presta a tutte le altre sintomatologie e problematiche che interessano la salute. Non interveire su un disturbo d’ansia e protrarre il problema per lunghi periodi può avere serie ripercussioni sullo stato psico-fisico dell’individuo e, quanto prima si interviene, quanto più si riesce ad agire sulle numerose conseguenze che comporta.

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Bibliografia e Sitografia:

  • Bottaccioli F. Psiconeuroendocrinoimmunologia. I fondamenti scientifici delle relazioni mente-corpo. Le basi razionali della medicina integrata. Red Edizioni (2005).
  • Conti F., Grassi C., AAVV. Fisiologia Medica. Vol. 1 e 2. Edi-Ermes (2010).
  • Purves D., Augustine G.J., Fitzpatrick D., Hall W.C., Lamantia A., White L.E. Neuroscienze. Zanichelli Edizioni (2013).
  • Samuel E.R., Szabadi E. Functional Neuroanatomy of the Noradrenergic Locus Coeruleus: Its Roles in the Regulation of Arousal and Autonomic Function Part II: Physiological and Pharmacological Manipulations and Pathological Alterations of Locus Coeruleus Activity in Humans. Curr Neuropharmacol. 6(3):254-85 (2008.). link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2687931/
  • Tsigos C., Kyrou I., Kassi E., Chrousos G.P. Stress, Endocrine Physiology and Pathophysiology. In: De Groot L.J., Chrousos G., Dungan K, Feingold K.R., Grossman A., Hershman J.M., Koch C., Korbonits M., McLachlan R., New M., Purnell J., Rebar R., Singer F., Vinik A., editors. Endotext [Internet]. South Dartmouth (MA): MDText.com (2016).
    link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK278995/

 

Dott.ssa Elisa Negro

Psicologo – Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

Dottore di Ricerca in Neuroscienze Cliniche

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